Antichi relitti e reperti archeologici negli abissi salentini
Il mare di Terra d'Otranto, più volte premiato per la sua limpidezza, meraviglia tutti, turisti e locali, ogni anno di più e fa invidia anche alle Maldive, ai Carabi e compagnia bella. Ma come era il nostro mare nel passato? Chi ne "usufruiva", non solo per mettersi a mollo nelle giornate di calura, ma anche per questioni lavorative?
La storia ci racconta che l'Adriatico era molto trafficato da navi romane, bizantine, veneziane, arabe, sia per i consueti traffici commerciali, sia per ragioni belliche, che portavano flotte armate fino ai denti in tutto il mediterraneo. Le coste pugliesi hanno visto passare ogni tipo di imbarcazioni, destinate a scopi diversi e dirette chissà dove.
Il mare, come ben sappiamo, può essere un amico, tuttavia spesso si trasforma nel peggior nemico dei pescatori, commercianti e di chiunque osi attraversarlo. Infatti, una tempesta, un mulinello possono mostrarci la furia impetuosa delle acque che si riversa sull'uomo quasi a volerlo punire per qualche torto commesso. Oramai le navi moderne sono abbastanza sicure, pronte ad affrontare il vento più forte e le onde più alte, ma un tempo non era così e le imbarcazioni erano molto più fragili e impreparate alle eventuali burrasche. Per tal ragione, spesso e volentieri, chi andava per mare non faceva più ritorno, trascinato nei suoi abissi dove tutto tace e il buio penetra nell'anima.
Se le coste salentine venissero prosciugate, ci ritroveremmo di fronte ad un mondo sommerso di inestimabile valore, che testimonia il passaggio di culture di tutte le epoche, ma ciò non è ovviamente possibile e ci si deve affidare all'archeologia subacquea che, seppur resta ancora un settore non molto sviluppato, pian piano sta creando i suoi spazi riuscendo anche ad ottenere dei fondi dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali.
"In Puglia", scrive Ettore De Juliis, "possono essere annoverati alcuni importanti interventi di esplorazione e di scavo subacquei, da parte di stranieri prima, e di italiani poi, che appaiono però ancora abbastanza radi e soprattutto discontinui". Ma qualcosa si è fatto e sono venuti alla luce numerosi reperti e alcuni relitti che il mare ha occultato per tutto questo tempo. Nel 1982, al largo di San Cataldo, è stata recuperata un'ancora bizantina di ferro e, nello stesso anno, a Marina di Porto, sono stati rinvenuti frammenti di anfore del III-II secolo a.C. Nelle acque di Porto Badisco, nel 1971, fu individuato, ad una profondità di circa 33 metri, e successivamente rilevato, il relitto di un'imbarcazione oneraria romana. In quell'occasione furono rinvenute anche numerose anfore "apule", di età tardo-repubblicana.
Sul versante ionico, nelle acque di Santa Caterina, a pochi chilometri da Gallipoli, nel 1982 fu scoperto il relitto di una nave a 22 metri di profondità con un grosso carico di anfore. La Soprintendenza Archeologica ha attivato il Nucleo Carabinieri Sommozzatori di Napoli per intraprendere un'indagine approfondita sulla scoperta. Dopo le varie analisi, si è riscontrato che l'imbarcazione trasportava delle anfore greco-italiche databili nel III secolo a.C. Esse, essendo rivestite internamente di pece, si presuppone contenessero vino.
Nella penisola Scala di Furno, a Porto Cesareo, vi era un villaggio dell'età del Bronzo ed è per questo motivo che, sui fondali della zona, sono stati ritrovati molti manufatti di ceramica micenea, "che i naviganti egei devono avere scambiato con gli indigeni durante le soste della loro navigazione nelle acque sicure di Porto Cesareo", afferma il De Juliis. Ma non è finita qui. Sempre in questa località, sono tuttora visibili, sul fondo del mare, sette colonne monolitiche di marmo cipollino.
Se si va un po' più avanti, poi, nei pressi dell'Isola Grande, giacciono i resti di una villa romana. Questa è solo la minima parte di ciò che gli abissi salentini custodiscono gelosamente. Chissà quanti altri "tesori" antichi nascondono i fondali adriatici e ionici e chissà quanti altri ancora verranno rinvenuti. Attraverso questi reperti potremo tornare indietro nel tempo e studiare gli usi e i costumi dei nostri padri. Sempre se il dio greco Poseidone, sovrano del mare, ce lo permetterà...