Le grotte salentine. Tipico esempio di carsismo

Grotte

Con il termine "carsismo" si indica "il processo di erosione operato dalle acque sulle rocce calcaree", secondo la definizione fornita dal "Dizionario Garzanti della lingua italiana". Questo è un fenomeno che la vitale terra del Salento conosce a fondo. Il territorio salentino, infatti, oltre alle bellezze del suo paesaggio che si possono ammirare ovunque, basta solo guardarsi intorno, nasconde nel sottosuolo delle ricchezze figlie del carsismo e dei suoi processi. Nel corso dei secoli, fin dall'inizio dei tempi, le acque meteoriche sono penetrate nel terreno e, scavando scavando, hanno formato delle stanze sotterranee, atri dai mille volti e dalle caratteristiche differenti, camere più o meno grandi che prendono il nome comune di "grotte". Tali siti hanno reso testimonianze di vitale importanza per ricostruire il passato non solo del Salento, ma di tutto il bacino mediterraneo.
Percorrendo la litoranea sud che da Otranto porta a Santa Cesarea Terme, si scorgono, su un'ampia area recintata, delle costruzioni di pietra che in realtà celano l'ingresso di quello che è considerato uno dei più grandiosi musei d'arte preistorica d'Europa. Nel 1970, il Gruppo Speleologico "Pasquale de Lorentiis" di Maglie, fece un'importante scoperta: la Grotta dei Cervi. La rilevanza di tale ritrovamento sta soprattutto nella quantità considerevole di pitture parietali che sono state rinvenute e che risalgono ad un'epoca postpaleolitica. Il nome dato al sito non è casuale. E', difatti, un omaggio alle numerose figurazioni di cervi presenti nella grotta.
L'antro in questione comprende tre corridoi che corrono separatamente. Sulle pareti del primo, il quale si divide poi in due gallerie, si possono ammirare dei gruppi di figure ed è proprio qui che sono stati recuperati non pochi resti di ceramiche. Al secondo corridoio si accede attraverso un varco molto stretto. Questa zona è ricca di affreschi e, in certi punti, di stalattiti e stalagmiti. Nel terzo corridoio si può avanzare solo carponi, visto il soffitto molto basso. La parte finale di tale condotto conserva una grande quantità di formazioni stalattitiche. Se ci si sofferma a guardare le pitture si noteranno alcuni temi ricorrenti, reali e simbolici. Scene di vita quotidiana come la caccia, si alternano a figure geometriche stilizzate. Purtroppo la Grotta dei Cervi non è accessibile al pubblico. Ancora oggi è meta di studi e analisi da parte di esperti.
Proseguendo il nostro itinerario, sempre a sud di Otranto, giungiamo a Castro, splendida cittadina costruita sulla roccia. Grande attrazione del luogo è la Grotta Zinzulusa che "offre un vivacissimo spettacolo di luci e trasparenze che giocano tra le tortuose stalattiti e stalagmiti", scrive Emanuele Pasca. Scoperta nel 1793 da monsignor Del Duca, prende il nome da una parola dialettale. Le stalattiti che pendono all'ingresso dell'antro, infatti, hanno la forma degli "zinzuli" (stracci). Si può accedere al sito sia attraverso il mare, sia via terra, da un piccolo sentiero lungo la scogliera. La grotta ha un'estensione di circa 150 metri, ma non si esclude la presenza di ulteriori ramificazioni ancora inesplorate. L'atrio della Zinzulusa è costituito da una falesia. In tale area sono stati ritrovati i resti di numerose specie animali (orso speleo, elefante), e si sa con certezza che nella preistoria la caverna fu abitata dall'uomo. Le ricerche hanno permesso il rinvenimento di vari oggetti appartenenti a ere diverse: grattatoi, lame e bulini del paleolitico, manufatti in osso e ceramiche del neolitico.
I vari androni presenti sono caratterizzati dalla presenza di stalagmiti che, per via del loro aspetto somigliante ad alcuni oggetti, sono state chiamate col nome delle forme che rappresentano (Prosciutto, Spada di Damocle, ecc.). Dal "Vestibolo" si accede alla "Conca", per poi passare al "Corridoio delle meraviglie" che conduce alla "Cripta". L'ultimo tratto è chiamato "Duomo", caverna alta 25 metri.
Nella direzione opposta, a Roca, lungo il litorale Otranto-San Cataldo, si può ammirare la Grotta della Poesia. Si racconta che tale luogo sia stato nell'antichità un santuario dedicato al dio Tabor e che qui si celebrassero dei rituali in suo onore. Il nome dell'antro deriva da una leggenda. Si narra che una principessa era solita fare il bagno nelle acque salutifere della grotta e che la sua bellezza fu fonte d'ispirazione per molti poeti, i quali si recavano in questo luogo per comporre i loro versi. Data l'origine messapica della cittadina a cui appartiene, nella grotta vi sono numerose iscrizioni nella lingua di questo popolo, antico abitatore del Salento.
Da non dimenticare, inoltre, la Grotta dei Giganti, la Grotta dell'Elefante, la Grotta del Cavallo, la Grotta Romanelli e la Grotta del Diavolo, tutte testimonianze del fenomeno carsico salentino. Il Salento non finisce mai di stupirci. Al contrario, ogni giorno di più, ci regala emozioni forti che ci vengono trasmesse dal fascino delle sue innumerevoli bellezze.

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